Non vi abbiamo mai nascosto, cari lettori, che le modeste e sobrie medie mobili sono lo strumento planetariamente più utilizzato per dirigere gli investimenti, piccoli e grandi, delle nostre economie.
Questo fatto non deve certo stupire, perché offre, in primo luogo, il giusto riconoscimento alla semplicità e alla bellezza concettuali; in secondo luogo, fa un po’ parte di quelle ben note forme di realtà auto-fertilizzanti, esattamente come il materiale radioattivo: si dice che questo sistema funziona? Per il fatto stesso che ciò si dica, esso, almeno parzialmente, davvero prende a funzionare! Ciò per il mero fatto che l’adesione massiccia a un sistema ne crea le premesse di successo…
Quali sono le carenze delle medie mobili? Piccole, ma svariate.
Cari lettori, nessuno ce ne voglia se, in questa esistenziale parte della nostra inesausta sperimentazione, ci troviamo a essere più attratti, per realismo, dagli indicatori “secondo-trend” che dai pur più intriganti cugini “contro-trend”.
In questo nostro preferito settore, le medie mobili rappresentano senz’altro un’eccellenza. Abbiamo di recente scritto che il grande merito dell’oscillatore OBV (On Balance Volume) sta nell’aver perentoriamente posto all’attenzione di tutti gli analisti, una volta per sempre, l’irrinunciabile importanza dei volumi di scambio…
Non dovremo certo insegnarlo a voi, ormai esperti naviganti e operatori, che quanti più volumi ci sono, tanto più un prezzo è significativo. E come fare con le nostre dilette medie mobili, che riescono a registrare solo quest’ultimo?
Tutto è naturalmente possibile. E non difficile…
Attenzione, ora: abbiamo pensato di modificare, per voi e solo per voi, la variazione percentuale del prezzo di ogni seduta in base ai volumi in essa registrati. Con il limite di non trasformare mai una variazione positiva in una variazione negativa, e viceversa…
Ci rendiamo conto, cari lettori, delle asperità e delle complicazioni che vi stiamo proponendo, perché non tutti gli investitori potrebbero trovare gli stimoli e il tempo, ogni sera, di commisurare i prezzi ai volumi, né di applicare formule eguali o simili a quella appena proposta.
Tuttavia… abbiamo sempre sostenuto almeno due postulati
primo, anche a costo di essere accusati di civetteria e snobismo, dobbiamo sperimentare sempre!!!
secondo, gli investimenti sono come una partita a scacchi… Dove uno vince, un altro perde… Da quale parte preferire stare?
Osserviamo quali correzioni possano essere apportate a questi prezzi, talora fittizi, soprattutto in base allo studio dei volumi.
Piazza Affari, nelle ultime settimane, è passata, all’incirca, da un minimo di 1.700 milioni di euro di scambi a un massimo di oltre 4.700…
Fatta questa considerazione, determiniamo tre fasce di volumi, decidendo contestualmente di decurtare del 50% gli incrementi/decrementi dei prezzi che rientrano nella prima fascia, di lasciare immutati quelli della fascia centrale e di aumentare del 50% gli incrementi/decrementi dei prezzi che rientrano invece nella fascia apicale, quella degli “alti volumi”:
prima fascia: da 0 – 1.500 milioni di euro. Coefficiente sulla percentuale aumento/diminuzione: – 0,5%;
seconda fascia volumi: da 1501 a 3000 milioni di euro. Coefficiente sulla percentuale aumento/diminuzione: nessuno;
terza fascia volumi: da 3001 a 4500 milioni di euro. Coefficiente sulla percentuale aumento/diminuzione: + 0,5%.
Molto interessante.