Il lavoro precario e poco retribuito è un problema ttuale. Molto spesso una estrema miriade di contratti provoca sgomento nei datori di lavoro che un po’ perché si trovano di fronte ad un mercato frammentato e per furberia maliziosa, non sono in grado di rispettarli. Ma l’inquietudine maggiore è quella che attanaglia il lavoratore che vede lesa la propria dignità. E qui intervengono i sindacati a cui il lavoratore può rivolgersi per rivendicare i diritti usurpati. Questa guida (sebbene l’argomento sia molto delicato) vuole provare a fornirti gli strumenti per valutare bene quando e se è necessario procedere attraverso vertenza valutandone attentamente i pro e i contro.
Rivolgiti al sindacato presso cui sei iscritto e parla in maniera molto oculata e dettagliata dei problemi che intercorrono tra te e il datore di lavoro. Valuta se il sindacalista ha un comportamento tendente alla conciliazione. Diffida di chi senza nemmeno aver ascoltato attentamente ciò che gli stai dicendo, con fare frettoloso, e soprattutto senza aver sviscerato il problema, ti consiglia subito di fare vertenza. Considera che chi assume questo atteggiamento o lo fa per negligenza o superficialità, o perché il sindacato presso cui lavora ha delle remore e degli antagonismi verso quello specifico datore di lavoro, o peggio ancora perché sono sottesi interessi politici. Ricorda che nulla è irrisolvibile. Cerca di aprirti al dialogo e non chiuderti a riccio assumendo un atteggiamento rigido verso qualsiasi forma di accordo.
Pertanto evita di sporgere denuncia per via legale per motivi futili come decurtazione occasionale e non continuata dello stipendio, ferie non concesse (o non retribuite in modo adeguato) irrisorie irregolarità o piccole ingiustizie sociali, come che non comportano nessuna grave lesione della dignità del lavoratore come orari di lavoro anomali o ancora questioni poco rilevanti come straordinari non retribuiti o piccole anomalie sul calcolo dello stipendio.
In questi casi cerca sempre la conciliazione o da solo o tramite l’intervento del sindacato. Mai fare vertenza sindacale per ripicca, gelosia nei confronti dei colleghi che consideriamo più avvantaggiati di noi, oppure per motivi personali. L’ingiusta causa deve essere oggettiva altrimenti le conseguenza potrebbero essere devastanti arrivando a compromettere definitivamente il rapporto di lavoro.
Infine, ci sono casi in cui non solo puoi ma devi fare vertenza, ad esempio in caso di licenziamento senza manifesta fondatezza e il mancato conseguimento dell’indennità consecutiva (ai sensi del famigerato e tanto discusso art. 18 dello Statuto dei Lavoratori) oppure nel caso dei licenziamenti inbianco. Ne approfitto per ricordarti di stare attento a non firmare, all’atto della stipula contrattuale, fogli di carta in bianco dove il datore di lavoro, furbamente, può scrivere ciò che vuole all’insaputa del firmatario.
Puoi inoltrare la denuncia durante il contratto di lavoro nel caso in cui si dovessero presentare gravi inadempienze o condizioni di vita lavorativa non intollerabili (stipendi non percepiti da moltissimi mesi, condizioni igienico-sanitarie pessime, condizioni di sicurezza precarie e non garantite dal contratto, mobbing, insulti, provocazioni, umiliazioni e vessazioni fisiche e psicologiche) ossia tutte quelle condizioni che possono provocare alterazioni delle condizioni psico-fisiche dell’individuo.
Spesso queste condizioni possono indurre il lavoratore ad autolicenziarsi. Ricorda che la vertenza sindacale può essere presentata anche alla fine del rapporto di lavoro, magari all’atto dell’assunzione presso un’altra azienda, purché non siano trascorsi più di cinque anni dall’evento contestato. Se sei iscritto al sindacato le spese processuali saranno sostenute, nella fase di conciliazione, interamente dall’organizzazione sindacale.
Durante la procedura di presentazione dell’istanza di vertenza, relativamente cui è possibile vedere questa guida sulla vertenza sindacale su questo blog, sei tenuto o personalmente o tramite il sindacato ad informare il datore sulla controversia in atto. Nel caso l’istanza preliminare venga rigettata, senza sobbarcarti l’onere di una nuova procedura giudiziaria,puoi aprire un nuovo contenzioso legale sottoponendo la questione al vaglio di un collegio arbitrale presso il Tribunale del Lavoro. Il giudice del lavoro, su giudizio del collegio arbitrale, potrà decidere con una sentenza se accogliere o rigettare le tue richieste con eventuale risarcimento. Nel caso in cui l’istanza processuale sia rigettata puoi ricorrere ai due gradi di giudizio successivi la Corte d’Appello e la Corte di Cassazione, quest’ultimo grado di giudizio è definitivo.