Anche in finanza come nella vita di tutti i giorni le mode la fanno da padrone. In Italia una delle mode più in voga nei servizi finanziari sono i fondi flessibili
Sono gli unici fondi comuni d’investimento di diritto italiano ad avere costantemente raccolta positiva a scapito di obbligazionari ed azionari.
All’interno della categoria dei fondi flessibili si può distinguere una sottocategoria, quella dei fondi Total Return (TR) o a rendimento assoluto – scollegato cioè dall’andamento dei mercati finanziari – e che, perciò, dovrebbero fornire rendimenti costantemente positivi.
Ma, poiché non sempre le mode danno buoni esiti – ricordiamoci, ad esempio, i fondi High Tech a fine anni ’90, inizio 2000 – ho voluto verificare la bontà di questa tendenza. In effetti, da una rapida analisi, è risultato che praticamente tutti i fondi TR danno risultati positivi considerando periodi almeno semestrali. Ma, a questo punto, mi sono chiesto: questi risultati positivi sono abbastanza positivi? Cioè, questi fondi remunerano a sufficienza un investitore tanto che, a parità di rischio, non vi sono alternative altrettanto, o più, remunerative? Vale la pena, insomma, di sottoscrivere queste forme di gestione?
Per verificarlo ho provato a confrontare l’andamento di questi fondi con un ipotetico fondo TR fatto in casa, che possiamo creare autonomamente presso qualsiasi banca.
Prima di tutto ho selezionato i fondi TR con una storia di almeno 3 anni e che, in questo periodo di tempo, non avevano modificato il loro tipo di gestione perché altrimenti questo avrebbe inficiato l’analisi; ne ho trovati solo otto. Il migliore tra questi fondi ha avuto negli ultimi tre anni (dal 01/05/04 al 30/04/07) un rendimento medio annuo composto del 4,29%, il peggiore dello 0,954%. I risultati di questo gruppo sono riassunti nella tabella
Per costruire il fondo TR casalingo era indispensabile individuare un portafoglio di titoli con le seguenti caratteristiche: certezza di un rendimento positivo in qualsiasi momento, possibilità di rendimenti più elevati di un semplice titolo del mercato monetario (perché altrimenti non val la pena di far tanta fatica), costi ridotti all’osso per non vedersi erodere in modo significativo i sudati risultati. Il portafoglio che a mio avviso coniuga abbastanza bene tutte queste esigenze è composto da due soli titoli: un CCT, che permette in qualsiasi momento di vedersi restituire all’incirca il capitale inizialmente investito, e un ETF azionario nel quale versare le cedole maturate dal CCT, oltre ad un piccolo ammontare iniziale. Si è scelto un ETF perché è sempre una buona soluzione e si può acquistare presso qualsiasi intermediario, ma può andar bene anche un buon fondo senza costi d’ingresso e d’uscita. L’ETF più indicato, a mio avviso, è quello che investe sull’Eurostoxx 50 perché sufficientemente diversificato e non comporta ulteriori rischi legati al cambio.
Le ipotetiche commissioni pagate sono state le seguenti:
Acquisto CCT : 0,30% + bolli
Acquisto ETF: 10 Euro fissi (comprensivi dello spread denaro-lettera)
Costo deposito titoli: 20 Euro semestrali + bolli
Ho ipotizzato di investire il 01/05/2004 99.000,00 Euro nel CCT settennale scadente il 01/05/11 e nello stesso giorno di acquistare 25 quote al prezzo di 27,92 di un ETF indicizzato all’Eurostoxx 50.
L’esborso totale iniziale, comprensivo di spese è stato di 100.014,00 Euro.
Successivamente, utilizzando i flussi cedolari del CCT sono state acquistate ulteriori quote dello stesso ETF, quindi, in tre anni, siamo intervenuti solamente sei volte (all’inizio dell’investimento e al reinvestimento delle cedole) nel nostro portafoglio
Il saldo del nostro portafoglio il 30/04/2007 è
Per non annoiare troppo riporto solo i risultati finali del nostro investimento
La tabella seguente confronta i rendimenti delle gestioni TR con quelli del nostro fondo fatto in casa
Risulta essere da notare che i rendimenti dei fondi TR non includono gli eventuali costi di sottoscrizione, mentre nel nostro investimento tutti i costi sono inclusi.
Come facilmente si vede il nostro ipotetico fondo, nel periodo di tempo considerato, ha fatto nettamente meglio (circa l’1% annuo) della media dei fondi TR e peggio del miglior fondo della categoria. Anche considerando solamente il rendimento del CCT i risultati non sarebbero molto diversi.
Quali conseguenze trarre da questo confronto? Se consideriamo solo la media potremmo dire che questi fondi creano valore aggiunto solo per chi li gestisce o promuove. Per fortuna, però, qualcuno di questi riesce a distinguersi, per cui, come sempre quando si parla di risparmio gestito, cerchiamo di selezionare quei fondi che si meritano i nostri soldi. In questo caso con un’attenzione particolare perché alcuni fondi attualmente in commercio e il cui nome fa pensare a rendimenti Total Return hanno invece una volatilità (e quindi un rischio) molto elevata.